ARCIGAY MESSINA nasce nel 1987, quando viene registrato il primo statuto. Fino ad allora c’era solo un gruppo spontaneo che veniva chiamato “Movimento Omosessuale Messinese”, che faceva capo a dei ragazzi di Messina. Gli stessi lo hanno fondato dopo il 1982, anno in cui è nato Aricigay a Palermo per opera di Don Bisceglie come risposta ai fatti di Giarre: era necessario che nascesse un’associazione che si occupasse dei diritti Lgbt, oggi Lgbtqi+. L’operato dell’associazione di Palermo, due anni dopo, viene spostato a Bologna, con la nascita ufficiale di Arcigay nazionale.
«Nell’87 – spiega Rosario Duca – gli stessi ragazzi che facevano parte del “Movimento Omosessuale Messinese” decidono di associarsi ad Arcigay nazionale e nasce così il primo comitato, retto da Francesco Verbaro, che insieme ai membri dell’associazione opera nei limiti che i tempi di allora permettevano. Hanno comunque fissato dei mattoni che hanno permesso all’associazione di crescere. Subito dopo, per dissesti interni, il comitato messinese viene commissariato e a presiederlo per molti anni sarà Roberta Palermo, i cui sforzi si sono concentrati nel riavviare l’azione dell’associazione».
Negli anni ci sono state delle piccole esperienze e una breve, ma molto bella, è stata quella della presidenza di Salvatore Majorana, dal 2006 al 2008. «Con lui – prosegue Duca – si inizia un percorso con le istituzioni, grazie ad un’idea molto diversa dell’associazionismo, fino ad allora limitata solo alle festicciole: Majorana si apre verso l’esterno e questo gli consente di acquisire un consenso non indifferente. Altri piccoli mattoni per costruire la realtà odierna. A causa del persistere di determinate situazioni interne al Comitato, purtroppo anche Salvatore decide di dimettersi e nel 2008 si tiene un congresso (abbastanza “agguerrito”) sul tetto dell’ex Guernica. A spuntarla è un ragazzo di Montagnareale, che si dimette dopo appena due mesi sempre per diatribe interne. Il comitato continua a essere inattivo e inoperoso, senza rispondere ai bisogni della comunità». «A settembre del 2009 – racconta ancora Rosario – si dà quindi vita ad un nuovo congresso e la carica di presidente viene ricoperta da Giuseppe Franco, con me come segretario. Prima carica all’interno di Arcigay Messina. Giuseppe era uno studente universitario molto in gamba e con lui, insieme al comitato direttivo, abbiamo ottenuto il primo provvedimento contro l’omofobia del Comune di Messina, nonché il primo protocollo d’intesa fra l’Unar e l’allora Provincia Regionale presieduta da Nanni Ricevuto. Sono state tante le iniziative portate avanti dal 2009 in poi, ma principalmente si è cercato di stringere una collaborazione con tutte le associazioni e gli enti con cui si erano fratturati i rapporti. Ci sono voluti quasi due anni, ma l’obiettivo è stato raggiunto».
Nel 2011 finisce un’altra era: «Giuseppe si è laureato e dovendo partire per l’Inghilterra, dove ancora oggi vive, si è dovuto dimettere. A settembre dello stesso anno si va a congresso e l’assemblea elegge me presidente, con un nuovo direttivo che, in gran parte, è ancora oggi lo stesso: c’è stato qualche cambiamento, ma anche chi non fa più parte del direttivo è comunque operativo all’interno di questo comitato che, è giusto sottolinearlo, è intersezionale: non ci sono e non ci sono mai state solo persone appartenenti alla comunità Lgbtqi+, ma anche altri orientamenti sessuali ed identità di genere». Da allora il comitato continua a lavorare in sintonia con le associazioni per cercare di allargare il proprio orizzonte orientativo, guardando anche al sociale, “perché abbiamo sostenuto sempre che una società che sta bene non si preoccupa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere delle altre persone”.
In particolare, fra le tante “battaglie” portate avanti, c’è stato un lavoro molto attento e profondo per quanto riguarda le unioni civili. «Abbiamo aperto un dialogo con tutti i comuni della provincia di Messina e, prima ancora della legge Cirinnà, abbiamo avviato delle trattative con i Comuni del territorio. E la stessa cosa la siamo facendo oggi per l’adesione alla rete “re.a.dy.”, che nasce a Torino e che coinvolge diverse realtà per fronteggiare e arginare la discriminazione contro le persone Lgbtqi+. Messina ne fa parte dal 2006, da quando è nata, e ogni tre anni ne rinnova l’iscrizione».
Ma Arcigay Messina aveva bisogno di confrontarsi anche con le istituzioni sanitarie, ed è per questo motivo che sono state aperte delle trattative con gli ospedali Policlinico e il Papardo sulla prevenzione per l’Hiv e le Ist in generale. «Queste collaborazioni ci hanno permesso di essere presenti all’interno del Comitato Consultivo Aziendale delle due aziende ospedaliere. E a breve dovremmo essere presenti anche in quello dell’Asp di Messina. E il nostro impegno in ambito sanitario non finisce qui, perché c’era un problema legato alla Regione Siciliana, che fino a qualche tempo fa non aveva una Commissione Hiv Aids. Era stato emanato un provvedimento nazionale che permetteva a tutte le regioni di istituire questa commissione, ma la Sicilia non l’aveva e non la voleva. Arcigay Messina, per cinque anni e da sola, ha lottato contro il governo Crocetta e quello di Musumeci fino a quando quest’ultimo, alla fine, non ha istituito questa commissione oggi rappresentata dal sottoscritto», spiega Duca. «Per noi – ribadisce – tutto questo non era sufficiente ed è per questo che abbiamo deciso di dare vita sul territorio a degli sportelli con sede all’interno di un bene confiscato alla mafia e assegnato al Cirs. Si parla di uno sportello salute, uno trans, uno psicologico, uno legale e, da qualche settimana, anche uno presso la sede della Cgil di Messina in via Peculio Frumentario. In più, a breve, ce ne sarà anche uno per migranti. Questi sportelli, gestiti da figure professionali, stanno avendo un grosso successo, il che vuol dire che la necessità è evidente. Anche qui bisogna sottolineare l’intersezionalità del servizio reso: non chiudiamo la porta a nessuno. Infine, un altro servizio che abbiamo aperto e di cui siamo molto orgogliosi, è quello dedicato alle persone trans, che affrontano tantissime difficoltà nel seguire il loro percorso. Arcigay sta al loro fianco dal momento in cui prendono la decisione, quindi dal percorso di consapevolezza, fino al cambio del nome ufficiale».
In tutta questa rete di attività rientrano i tre Pride: “esperienze meravigliose”. «Però – conclude Rosario – bisogna ricordarsi una cosa: il Pride è una giornata di rivendicazione in piazza, ma segue lavoro fatto giorno per giorno, 365 giorni l’anno, dalle associazioni e da chi vi prende parte. È un giorno di festa che corona un anno di sacrifici, ma non è tutto lì. È bello scendere in piazza, ma i diritti vanno rivendicati ogni giorno a contatto con le persone. Per questo siamo h24 a servizio di tutti e tutte con quello che abbiamo da offrire».