MESSINA. “Liberi di essere”: è sotto questo slogan che, sabato 10 giugno, migliaia di persone si sono riversate in strada, a piazza Antonello, per la terza edizione del Pride dello Stretto. Una folla colorata e multiforme, lontana dagli stereotipi e dai cliché che un certo immaginario collettivo ancora perdurante (benché sempre più minoritario) associa alla parata dell’orgoglio lgbtqi+: famiglie tradizionali, famiglie arcobaleno, bambini, semplici curiosi, uomini e donne eterosessuali per i quali è sacrosanto il principio di “più diritti per più persone possibile”, senza che questo sottragga nulla a nessuno, ma aggiunga valore ed uguaglianza a una comunità intera.
Una festa colorata che, nonostante i numeri inferiori alla prima edizione, partecipatissima anche per l’effetto novità, ha sfilato lungo corso Cavour, via Tommaso Cannizzaro, piazza Cairoli e via Garibaldi, arrivando davanti al municipio illuminato dei colori arcobaleno. Proprio l’amministrazione comunale è stata presente in forze, con tre rappresentanti della Giunta, come Liana Cannata, assessora alle Pari opportunità del Comune di Messina, che non solo ha patrocinato l’evento, ma vi ha preso attivamente parte. «È un appuntamento che dimostra come ognuno possa avere la libertà di esprimersi e abbattere le barriere culturali che ancora esistono: è importante far capire a chi si sente emarginato, solo e discriminato, che solo non lo è. Non solo esistono realtà associative attive che si impegnano 365 giorni l’anno, ma anche un’Amministrazione che è vicina e presente».
Il collega di Giunta Massimo Finocchiaro, con delega a Sport e spettacoli, parla di “meravigliosa festa, che sviluppa sensibilità e senso di inclusione. È una festa per tutti”. Gli fa eco l’assessora ai Servizi sociali Alessandra Calafiore: «È frutto di un percorso che abbiamo costruito negli anni, non potevamo non esserci e condividere questo momento di allegria, di festa e di uguaglianza».
Ma il Pride non è solo canti, balli, goliardia e divertimento: è soprattutto consapevolezza, presa di coscienza e lotta alle discriminazioni. Di queste istanze se ne è fatta portavoce, fra i tanti, anche Maristella Bossa, avvocata e attivista: per lei la parata del 2023 è “la festa dell’amore, delle libertà individuali e dei diritti civili”. Maristella Bossa parla delle famiglie arcobaleno, e dell’esigenza di una iniziativa parlamentare. «In questi giorni si discute a Roma una legge per dichiarare reato universale la gestazione per altri e la procreazione medicalmente assistita per le persone dello stesso sesso. Avete presente cosa è un reato universale? È un genocidio, è uno sterminio di massa. Ma veramente pensate che un atto d’amore di persone libere e consapevoli di mettere al mondo un bambino possa essere considerato un reato universale?».
Archiviato quello messinese, l’organizzazione intanto inizia a lavorare per il bis, la parata che il 9 settembre si terrà a Taormina, in cui è attesa la folla delle grandi occasioni, e che vedrà “gemellarsi” il pride messinese con quello catanese. La Giunta municipale della “perla dello Ionio”, lo scorso febbraio, ha approvato un documento di adesione alla rete Re.a.dy, un patto tra enti locali italiani per l’attuazione di politiche contro ogni discriminazione degli orientamenti sessuali e le identità di genere. «Un atto di civiltà e una prova della cultura della inclusività della nostra Taormina, da sempre luogo di libertà e di accoglienza», ha commentato l’ex primo cittadino Mario Bolognari.